OFFUSCARE GLI OCCHI DELLA MACCHINA: GUERRA, STATO BIOMETRICO, DISERZIONE
OFFUSCARE GLI OCCHI DELLA MACCHINA: GUERRA, STATO BIOMETRICO, DISERZIONE

UN INCONTRO TRA REDAZIONI SUL TEMA DELL'UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE PER LA GUERRA

Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.

Se il rapporto essere umano-Capitale appare oggi come rapporto sociale preponderante, con il cieco e inarrestabile incedere della Tecnica, in Europa alcune tra le più recenti forme di conflittualità contro l’ordine costituito si sono manifestate nella forma di un rifiuto ad aderire “docilmente” all’essere ridotti a “fondo”, risorsa sacrificabile per alimentare il progresso tecno-capitalista, il cui fondamento fatto di guerra costante, saccheggio e annientamento è pienamente svelato anche nel “cuore della civiltà”. Il rifiuto di cui parliamo è sentito nella carne, prima che nel pensiero, e si traduce nel tradimento viscerale della fedeltà al principio di autorità allo Stato, di cui l’antagonismo contro il Green Pass in epoca pandemica e più recentemente le decine di migliaia di atti di diserzione e rivolta contro la mobilitazione alla guerra di trincea in Ucraina e in Russia sono tra gli esempi più eclatanti. 

Oggi, in Europa (e non solo) chi si rifiuta è però sempre più “messo al bando”. La non-sottomissione, l’indisponibilità all’obbedienza da parte delle masse sempre più “eccedenti” anche a queste latitudini, si inserisce in un contesto sociale frantumato e foriero di disorganizzazione, a cui lo Stato-rete risponde in maniera autoritaria e autoritativa, in modo del tutto trasversale alle sue tassonomie di governo formali. A trasformarsi è la stessa infrastruttura della cittadinanza, intesa come dispositivo di governo fondamentale del rapporto tra Stato e popolazione interna. Si assiste oggi al passaggio da una logica classificatoria e verbale propria della burocrazia documentale, a una logica matematica e numerica astratta, de-linguistica. Senza alcuna romanticizzazione dello Stato documentario, per cui la leggibilità dei cittadini e la loro astrazione statistica è stata funzionale all’implementazione di politiche che spaziano dall’igienismo, alla tassazione, all’annientamento razziale, al reclutamento militare di massa, l’avvento dello Stato biometrico è foriero di complesse implicazioni rispetto allo statuto dell’umano “governato” – c’è chi si è spinto fino a teorizzarne l’intrinseca e ineludibile portata de-soggettivante -, ma più prosaicamente certamente tale per cui il controllo, la sorveglianza e la punizione/eliminazione diventano automatizzati e più complessi da aggirare e trasgredire.

La diffusione di tecnologie di identificazione biometrica, con cui si trasforma il concetto di “identità legale“ inchiodandolo alla “verità” del corpo, è al centro di questa trasformazione. Questi dispositivi sono funzionali a quello che può essere definito “Stato dei varchi” o ban-opticon (da ban: mettere al bando), un modello di gestione e controllo ubiquo e meccanico delle masse, la cui storia origina a fine Ottocento nei corpi dei recidivi nelle prigioni europee e in quelli dei colonizzati in Asia, Africa e nelle Americhe.

L’interoperabilità tra piattaforme di governo biometrico e governo algoritmico sta alla base del funzionamento del capitalismo cibernetico contemporaneo, trovando applicazioni diversificate e flessibili a seconda degli scopi, dal “portafoglio digitale” sperimentato con la retorica dello “snellimento” della burocrazia statale, ai registri digitali “Gosuslugi” e “Oberih” per la mobilitazione coatta alla guerra in Russia e Ucraina, che in modo automatizzato costringono a una condizione di semi-legalità il cittadino renitente. Le cd. “smart cities” sono un terreno di sperimentazione per eccellenza del concetto di interoperabilità, funzionale a quello “Stato dei varchi” brutalmente in essere a Gaza e in Cisgiordania e che si sta strutturando anche qui.

1 mese fa
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