
"Stefano trascina la sua vita in una cooperativa bolognese, è un uomo sulla cinquantina emigrato in Emilia, prima a Piacenza e dopo la seconda carcerazione nel capoluogo della regione. Il protagonista del nuovo romanzo di Giovanni Iozzoli sopravvive allo sfruttamento portando a casa il salario tra progetti che spesso falliscono e altri che danzano sull’orlo del baratro. I progetti “li affidano a noi, che dovremmo ‘svilupparli’, quei progetti, e portarli a felice compimento. E più progetti realizziamo (...) più soldi i comuni ci danno”.
È la storia comune di ogni operatore del terzo settore che dopo anni di lavoro precario si domanda se deve ringraziare la miseria perché gli fa mettere il piatto a tavola o se, invece, quell’impegno rappresenta un argine reale all’emarginazione e alla povertà (...)