Nei mesi scorsi, nelle varie situazioni che abbiamo attraversato, da più parti è emersa l’esigenza di confrontarsi su cosa voglia dire vivere e lottare nei territori del sud.Che cosa vuol dire stare a sud? Quali sono le complessità di abitare luoghi saccheggiati e quali le frammentazioni e rapporti di potere che esistono oggi nel nostro vivere quotidiano “giù”? Come tutto ciò influenza le lotte nei nostri territori? Quali sono le nostre strategie? Con quest'iniziativa vorremmo proporre un momento di incontro tra singoli e collettività sparpagliate tra campagne, periferie e città.
In un mondo che spinge sempre più verso la separazione e la virtualizzazione delle lotte vogliamo offrire uno spazio ed un tempo per metterle/ci in connessione, creando una rete fatta di scambi reali, capace di spezzare quell’isolamento che si impone in modo via via più schiacciante. Quello che sta succedendo nel mondo intorno a noi ha una portata immensa rispetto ai piccoli contesti che viviamo, tuttavia i tentacoli del grande apparato su cui poggia questo sistema arrivano ovunque ed ovunque possono essere intaccati. Ci appare chiaro come il saccheggio dei nostri territori sia parte della stessa macchina devastatrice che sfrutta e reprime le nostre vite. Estrazioni, trivellazioni, centrali elettriche, gasdotti, pale eoliche, grandi industrie, ma anche centri di detenzione, campi di lavoro, carceri e basi militari colonizzano le nostre terre rendendole parte di un mondo che non solo non abbiamo scelto, ma che rifiutiamo. Inoltre, certi contesti sociali diventano campi di sperimentazione per leggi e misure repressive che sfruttano il fenomeno mafioso ed altri "prodotti tipici" per poi essere applicate ed allargate a tutti i livelli, specialmente contro chi si oppone a tutto questo.Tutte queste condizioni non sono semplici “errori” di un sistema brutale, bensì suoi pilastri portanti. Unire le lotte vuol dire attivare un piano di discussione e di azione capace di allacciare ogni piccola forma di resistenza ad un contesto più ampio; vuol dire provare ad intaccare quel sistema intercettando ogni sua forma di oppressione.
In questa giornata ci proponiamo di ripartire da ciò che più ci è vicino, dalle possibilità materiali che abbiamo intorno a noi. Vogliamo riconoscerci nelle crepe e ritrovarci su un piano comune di solidarietà, superando quella dimensione spettacolare dell’agire cui sembra spesso condannarci l’impotenza. Metterci in rete, raccontarci le esperienze passate e presenti di lotta, così come le alternative che stiamo provando ad abitare ci sembra un buon modo per iniziare.